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L’Abisso di Arianna


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
03.07.2025    |    7    |    0 6.0
"» Rimasi a guardare mentre si abbandonava a loro: La donna le leccava con passione la vulva, un uomo le stringeva il collo con gentile durezza, l’altro la penetrava con una forza animalesca..."
Prefazione

Non pensavo potesse esserci un seguito.
Ma l’inferno, quando lo assaggi, ti cambia il palato.

Arianna non voleva più solo piacere. Voleva essere annientata.
E io? Io ero già oltre il punto di non ritorno.

Questa è la continuazione di un vizio.
Una fottuta discesa.
Senza corde, senza morale.
Solo un altro gradino più giù.
Il racconto

Tre giorni senza un solo messaggio.
Il silenzio era un vuoto pesante, che mi divorava dall’interno.

Poi bussò.

Aprii la porta e la vidi: pelle nera aderente che le modellava ogni curva, tacchi altissimi che facevano risuonare i suoi passi come un invito al peccato.
Gli occhi, quelli occhi, gelidi e sfidanti, mi penetrarono l’anima.

«Apri,» ordinò con voce bassa, tagliente, carica di un desiderio oscuro.

«Arianna… che cazzo hai fatto?» chiesi, mentre lei mi porgeva il telefono.

Sul display, il video che bruciava nella mia mente: lei, bendata, inginocchiata, bocche e mani ovunque, ogni carezza un brivido di follia e piacere, ogni sussulto un grido muto.
E lei rideva. Quella risata folle che mi fece tremare.

«Mi hanno detto che sono pronta,» sussurrò, con la voce rotta da un mix di paura e fame, «ma solo se ci sei anche tu.»

Il sangue iniziò a pulsarmi nelle vene, la testa mi girava.

«Allora andiamo,» dissi, già eccitato, incapace di aspettare.

Arrivammo in quel club oscuro, un vecchio cinema abbandonato, dove l’aria era pregna di desideri proibiti e segreti mai confessati.

Nessuno chiedeva chi fossi.
Solo cosa eri disposto a dare.

Entrammo nella stanza sette.

Pareti nere, avvolgenti. Letto circolare, specchi ovunque, che moltiplicavano ogni movimento, ogni respiro.

«Spogliati,» comandai con voce roca, mentre la osservavo attentamente.

Lei si tolse la pelle con grazia feroce, gli occhi fissi nei miei, pieni di fuoco e resa totale.

Le legai i polsi sopra la testa, le gambe divaricate, offrendo il corpo come un dono sacro e profano insieme.

Poi entrarono.
Due uomini e una donna, tutti mascherati, volti nascosti, corpi pieni di desiderio e dominio.

Uno degli uomini si avvicinò a me, sussurrando caldo all’orecchio:
«Sei sicuro di volerlo, Angelo? Non è più la stessa Arianna.»

Fissai la ragazza davanti a me, il petto che si sollevava veloce, la pelle lucida di sudore e attesa.
«Sono sicuro,» risposi. «Lei è mia. Ora.»

La donna, con voce vellutata, rivolse ad Arianna parole sussurrate:
«Sei nostra, piccola. Non provare a scappare. Questo è il tuo destino. E lo amerai.»

Arianna tremava leggermente, ma la voce era decisa:
«Non voglio scappare. Voglio perdermi, completamente.»

Uno degli uomini le sfiorò il collo con dita leggere ma ferme, l’altro la strinse per i fianchi con forza, costringendola a inchinarsi.

«Ricorda,» disse la donna, «la tua resa è la nostra forza.»

Rimasi a guardare mentre si abbandonava a loro:
La donna le leccava con passione la vulva, un uomo le stringeva il collo con gentile durezza, l’altro la penetrava con una forza animalesca.

Io stringevo i pugni, il respiro sempre più corto.

Non ce la feci più.

Mi chinai verso di lei, con la voce bassa, quasi un ringhio:
«Vuoi il mio cazzo, Arianna?»

Alzò gli occhi verso di me, infuocati, carichi di fame e sottomissione.
«Sì, Angelo. Voglio tutto. Fammi tua. Qui, davanti a loro.»

La presi con violenza, con fame disperata, mentre lei urlava e gemeva, un misto di dolore e piacere che mi faceva perdere la ragione.

Più la trattavo come una puttana, più lei diventava la mia regina.



Il giorno dopo la trovai sul divano, il sedere segnato, la pelle arrossata, gli occhi pieni di una luce nuova, selvaggia.

«Quella notte…» mormorò, «non l’ho mai dimenticata.»

«E ora? Cosa vuoi, Arianna?»

Sorrise, quel sorriso folle e deciso che mi conoscevo bene.
«Voglio di più. Ho portato qualcuno con me.»

Arrivarono Lidia e Kim.

Lidia mi guardò, le labbra si curvarono in un sorriso malizioso:
«Preparati, Angelo. Questa sera sarà lunga, davvero lunga.»

Kim non disse nulla, ma il suo sguardo mi trafisse, carico di curiosità e un desiderio che non riusciva a nascondere.

Arianna le accarezzava dolcemente i capelli, sussurrandole:
«Dille che ci appartieni. Che sei nostra.»

Le misi in fila, inginocchiate, a carponi.

Tre bocche, tre fessure calde e tremanti, pronte ad essere amate e dominate.

Una di loro singhiozzò piano, un’altra gemette appena, quasi in silenzio.

Lidia sussurrò all’orecchio di Kim:
«Lasciati andare. Qui siamo tutte una cosa sola.»

Io osservavo ogni movimento, ma Arianna restava la mia regina indiscussa.



Finimmo sotto la doccia, il getto d’acqua caldo che scivolava sui corpi intrecciati.

Sapone e sudore, desiderio e sborra.

Erano le mie schiave.
Ma lei… lei era molto di più.



Epilogo

Arianna non è più solo mia.
Ora appartiene al desiderio, al vizio, al club.

Ogni settimana porta una nuova ragazza.

«Voglio essere come te,» sento spesso ripetere.

Le vedo inginocchiarsi davanti a me, urlare mentre la prendo davanti a loro.

E ogni volta, dopo il delirio, torna nel mio letto.
Nuda. Sfinita. Soddisfatta.

Si avvicina, mi guarda negli occhi, e mi sussurra:
«Fammi tua. Ancora. Per sempre.»

E io lo faccio.

Perché Arianna…
è la chiave che ha aperto la seconda porta.

E ora quella porta… non si richiude più.
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